19 gennaio 2014

Basta con le gite della discriminazione, la scuola e le famiglie hanno la più grande responsabilità



Una ragazza, la sua sedia a rotelle, la gita scolastica, i soldi che mancano, l'approssimazione e l'egoismo. Sono questi i personaggi di una vicenda successa pochi giorni fa in un liceo nella provincia di Padova. 
Non è l'unica purtroppo, molte altre rimangono nel silenzio solo perché il malcapitato di turno abbozza e si sacrifica.
L'ultimo anno di scuola superiore è combinato con la gita più importante, dove la scelta cade generalmente su una fascinosa capitale estera. Parigi, la meta decisa per i ragazzi del liceo artistico Michele Fanoli. Ma in questa classe c'è una compagna disabile e la sua sedia a rotelle ha un costo organizzativo che fa lievitare il budget di spesa concesso. Rinunciare a Parigi o sacrificare la compagna? E' scontro immediato tra i messaggi su Facebook e i commenti dei ragazzi arrivano alla protagonista della vicenda che scopre tristemente di essere considerata una zavorra da poter sganciare al bisogno: il divertimento parigino di venti ragazzi si può anche far pagare con la mortificazione di uno solo.
Al di là delle leggi che tutelano l'integrazione e che in tali casi possono essere fatte valere (la gita deve essere pensata in primis considerando le esigenze dell'alunno disabile), la riflessione è un'altra. C'è davvero bisogno di tirar fuori una legge, di fronte a quello che dovrebbe essere il normale istinto di solidarietà? 
E' possibile che ragazzi giovani ed eruditi non riescano ad immedesimarsi, seppur per un attimo, nello stato d'animo di un compagno che non può vivere la gioia della loro età e che anela a quelle poche situazioni di vita sociale? E' possibile che non venga automatico, istantaneo dire "No, chissenefrega di Parigi, potrò andarci quando vorrò ma non potrò mai godermela ora pensando alla mia compagna a casa, triste e sola".
La vicenda della ragazza disabile di Padova si è conclusa con un cambiamento di destinazione e con le scuse di chi aveva fatto girare certi dolorosi messaggi sul web. Ma non lo ritengo un lieto fine come alcune testate hanno scritto, le scuse in questi casi servono a poco. La ragazza non dimenticherà quei commenti e si sentirà sempre un peso, sempre in dovere di alleggerire questo "onere" ai suoi compagni.
 
Tutto ciò l'ho vissuto personalmente, sulla pelle di mio figlio. Lui venne direttamente attaccato da alcuni compagni: "Per colpa tua non andiamo in gita!", laddove stavano per organizzarla dando per scontato che lui avrebbe rinunciato e dove io, indignata, inviai una lettera alla direzione scolastica citando le leggi sull'integrazione. 
Il risultato fu la cancellazione della gita e tutto venne talmente gestito male dalla scuola che mio figlio divenne il capro espiatorio dell'accaduto. Se il budget è ristretto, le destinazioni si propongono valutando tutto prima e non si corre il rischio di far cadere la scelta su mete troppo ambiziose. 
Non è così che si insegna l'integrazione, ma nemmeno quei valori di solidarietà alla base di una società civile. Certe situazioni vanno prevenute e non "sanate" a posteriori con un maldestro rattoppo.  Non è un fatto isolato, la denuncia va fatta coralmente e ripeto, al di là delle leggi a tutela, l'appello bisogna indirizzarlo alle famiglie e agli istituti di formazione affinché moltiplichino l'attenzione verso la sensibilizzazione dei ragazzi nei confronti della disabilità e delle persone più deboli in genere.
Deve necessariamente svilupparsi quella sana empatia che fa funzionare bene le cose, che fa crescere e che riempie il cuore di tutti. Senza bisogno di sfoderare leggi e avvocati.
E se succede spesso il contrario, se leggiamo frequentemente tristi storie come questa, vuol dire che qualcosa non va a monte, la gestione delle situazioni viene fatta con superficialità ed approssimazione. E cosa ancor più grave, nell'ingranaggio nel processo di formazione dei giovani evidentemente si sono persi dei passaggi importanti. 
La scuola e le famiglie hanno la più grande responsabilità ed è ora che ne prendano atto perchè è proprio da qui che si crea un mondo migliore.

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