16 marzo 2014

Adolescenti disabili e adolescenti “normali”: i fallimenti dell’integrazione scolastica e sociale




I media affrontano spesso il tema dell’adolescenza, soprattutto in relazione a delle pesanti problematiche impensabili fino a qualche tempo fa. Bullismo violento, ragazze giovanissime che vendono il loro corpo per un paio di scarpe fashion, degrado interiore e svalutazione di se´. Sono situazioni gravissime che rispecchiano purtroppo un evidente malessere dei nostri tempi. Tutto questo fa male e ascoltando certe notizie non riesco a non soffrire per quei ragazzi e per i loro genitori.. Però in sincerità, il mio pensiero non puó evitare il confronto con una realtà parallela, mai presa in considerazione con l’attenzione dovuta: quella degli adolescenti disabili. Può sembrare scontato ma non lo è, pensare come certi ragazzi rovinino la propria esistenza quando potrebbero godere di ogni bellezza e che nonostante le crisi sociali resta il fatto che la giovinezza e la piena salute siano un dono ineguagliabile.
Quei ragazzi non hanno mai provato a pensare quale possa essere la condizione psicologica dei loro coetanei che non possono camminare, correre, sfogare l’entusiasmo giovanile come loro. 

Non hanno mai pensato davvero cosa possa significare aspettare che qualcuno ti aiuti per alzarti dal letto, per vestirti, per andare in bagno. E che per ogni fine settimana passato in discoteca ci sono tantissimi coetanei costretti a casa perché nulla è pienamente accessibile per loro e perché troppo spesso gli amici preferiscono non accollarsene il peso e l’impegno.
Dovrei fare un elenco lungo e dettagliato di quante cose debbano reprimere gli adolescenti disabili, “disabili” principalmente a causa di una società piena zeppa di ostacoli visibili e invisibili. Ecco, vorrei dire a quei ragazzi che gettano via la loro giovinezza e il loro futuro di fermarsi a riflettere su questa realtà parallela. A quei ragazzi vorrei dire di guardare con occhi profondi i loro compagni “disabili”, non come un peso da evitare, non come i guastafeste che rovinano le gite, o quelli fisicamente inadatti a far parte di un gruppo “figo”. Vorrei dire di far tesoro dei loro sguardi, di quello che dicono e che non dicono. Vorrei dire di prestare un po’ del loro tempo a questi compagni meno fortunati, magari per scoprire di poter imparare grandi lezioni di vita.
Vorrei non dover leggere più di questo o quell’altro ragazzo emarginato perché considerato non perfetto secondo i parametri di una società superficiale e vuota di valori. E non dover più sentir parlare di giovani che barattano la loro vita per il nulla più assoluto. Non possono essere questi gli uomini di domani…
Quel vuoto potete riempirlo di empatia per i vostri simili, di valore e attenzione per la vita degli altri. 

Ma la maggior responsabilita' di cio' e`attribuibile alla Famiglia e alla Scuola. E' vigliacco scaricare il peso solo sui tagli e sullo Stato. E' ovvio che questi ultimi tarpino le possibilità creative e migliorative, ma all'atto pratico ci sono tante azioni che potrebbero essere fatte dal “basso”, dagli insegnanti e dai genitori. 
Ai genitori di quei ragazzi vorrei dire di insegnare a guardare gli altri con amore e come parte integrante della loro crescita, prima che sia troppo tardi.
Agli insegnanti vorrei dire di preoccuparsi davvero dell’adolescenza disabile, di raccontarne la fatica ma anche la forza e sensibilizzare tutta la gioventù in questo senso. Di parlarne, di non lasciar passare un problema che si presenti in classe senza sfruttarlo come momento di condivisione e comprensione con tutto il gruppo.
La famiglia e la scuola sono i pilastri della formazione di un essere umano. Da un determinato momento in poi, la scuola subentra in maniera determinante nella vita di un ragazzo e la responsabilità non si limita alla mera cultura generale: la scuola ha il grande onere di affinare l’animo e di allargare la mente di questi giovani e ciò si ottiene parlando, trovando il giusto tempo per affrontare temi sociali scottanti. La disabilitá é uno di questi e l’inclusione dei ragazzi disabili nelle classi “normali” fa si che l’argomento debba essere affrontato spesso dagli insegnanti, affinché non si manifestino le circostanze discriminanti che purtroppo sentiamo e viviamo. Tutto questo può esser fatto al di la' dei tagli, degli stipendi e di quant’altro!
Un alunno disabile non deve essere accolto come se fosse un atto di generosità ma come una preziosa opportunità di crescita per tutta la classe. Si chiede troppo? Forse si, sarebbe una mentalitá troppo avanzata per il target attuale…
Ma io non mi stancherò certo di ribadirlo e di sperare che poco alla volta qualcosa possa cambiare in meglio, per tutti.

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