Oggi desidero affrontare un argomento che, a parer mio, è imprescindibile per la realizzazione di una società veramente inclusiva ed è quanto mai alla base di tutto ciò che ruota attorno all'integrazione scolastica: l'educazione affettiva.
Ci rapportiamo ogni giorno con vicende che restano inspiegabili, che vanno oltre qualsiasi umanità e qualsiasi contesto sociale, fatti che testimoniano tristemente quanto il rispetto per "l'altro" sia un valore in via di estinzione. E' fin troppo evidente come questa cultura odierna, che diffonde "l'io" come valore assoluto e prevaricatore su tutto ciò che è diverso, stia distruggendo le fondamenta della comunità. I giovani, anche giovanissimi, non riconoscono la diversità come ricchezza, laddove gli adulti non sono stati più capaci di trasmettere alcun sano valore.
Ecco come, nelle classi dove siano inseriti alunni con disabilità, possano prendere corpo truci vicende di bassa discriminazione, di cattiveria pura, dove nessuna empatia per "l'altro" si manifesti a frenare tali comportamenti. Le soluzioni, nell'immediato, spesso si prospettano dei palliativi; le stesse leggi sono mere parole se non si agisce ancor più in profondità. In questo senso l'introduzione nelle scuole dell'ora di educazione sentimentale potrebbe avere un ruolo significativo, nel lungo termine.
Ci rapportiamo ogni giorno con vicende che restano inspiegabili, che vanno oltre qualsiasi umanità e qualsiasi contesto sociale, fatti che testimoniano tristemente quanto il rispetto per "l'altro" sia un valore in via di estinzione. E' fin troppo evidente come questa cultura odierna, che diffonde "l'io" come valore assoluto e prevaricatore su tutto ciò che è diverso, stia distruggendo le fondamenta della comunità. I giovani, anche giovanissimi, non riconoscono la diversità come ricchezza, laddove gli adulti non sono stati più capaci di trasmettere alcun sano valore.
Ecco come, nelle classi dove siano inseriti alunni con disabilità, possano prendere corpo truci vicende di bassa discriminazione, di cattiveria pura, dove nessuna empatia per "l'altro" si manifesti a frenare tali comportamenti. Le soluzioni, nell'immediato, spesso si prospettano dei palliativi; le stesse leggi sono mere parole se non si agisce ancor più in profondità. In questo senso l'introduzione nelle scuole dell'ora di educazione sentimentale potrebbe avere un ruolo significativo, nel lungo termine.
La campagna #1oradamore ha raccolto, attraverso
Change.org e l'associazione daSud, le firme necessarie alla
realizzazione dell'iniziativa, voluta da tanta gente. E lo scorso 27 giugno questa idea nata
dal basso è finalmente approdata in Commissione istruzione e cultura
della Camera dei deputati, per essere discussa. Certo, l'iter è
ancora lungo, ma la prima tappa può definirsi davvero storica.
Ci si chiede cosa abbia di diverso
l'educazione sentimentale da quella sessuale. Moltissimo, perché non
si parla di rapporti fisici, ma di quelle relazioni umane che, in un
contesto sempre più virtuale e viziato, hanno bisogno di un nuovo
approfondimento. La difficoltà che le ultime generazioni hanno nel
relazionarsi in maniera sana con i loro coetanei, la mancanza di
empatia, di solidarietà, che sfociano troppo spesso in quei casi di
bullismo che tristemente riempiono la cronaca, testimoniano l'urgenza
di un intervento sul fronte preventivo, educativo. Lo stesso fenomeno
del femminicidio può avere le sue radici nei peggiori stereotipi
sociali, dove le famiglie hanno un ruolo importantissimo. Ma là dove
le famiglie possono fallire, ecco che il supporto della scuola
diventa prezioso. Nel luogo dove i ragazzi passano la gran parte
delle loro giornate, è più logico avviare delle strategie mirate ad
un cambiamento culturale che possa sperare di restituire alla società
degli individui emotivamente integri, capaci di provare sentimenti
sani, di comprendere e rispettare le differenze. Non sarà semplice
abituare questi giovani, così avvezzi ai new media ma così poco ai
contatti umani, all'idea di dover essere educati al “sentimento”,
ma già esistono realtà di successo in diverse scuole italiane. E
visto che, in primis, dovranno essere formati gli insegnanti, un po'
di cultura dell'affettività farà senz'altro bene a tutti.
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