Quanto possono essere inique le scelte di questi governanti. Che essi siano politici o tecnici, poco importa, si continua a "sparare sulla croce rossa". Non si chiede certo che persone abituate al lusso di stipendi e pensioni da capogiro, si possano immedesimare nella quotidianità di una vita che deve barcamenarsi non solo nelle difficoltà ordinarie, ma anche nella pesante straordinarietà della condizione di disabilità. Si, perchè in Italia la persona che vive un handicap diventa inesorabilmente "disabile". Ma non perchè questo sia un binomio scontato, anzi. La disabilità è un "regalo" in dote dallo Stato (e che la società riflette), che disabilita letteralmente la possibilità di recuperare la propria esistenza e di renderla comunque valida e dignitosa.
Anni di battaglie per scardinare un preconcetto duro a morire, quello del disabile passivo e improduttivo, anni di sofferenze ed ingiustizie per approdare a normative e convenzioni internazionali che tutelassero socialmente queste persone...
Per arrivare a cosa? A vedere messi in discussione anche i diritti più inviolabili, quelli costituzionali. In questo blog si parla soprattutto di integrazione scolastica, ma tutto inevitabilmente si ricollega. E allora è doveroso sottolineare che, oltre ai tagli al sostegno all'istruzione che hanno violato l'inviolabile diritto allo studio, viene colpita tutta l'assistenza in generale e quelle agevolazioni indispensabili a far quadrare a malapena un già magro bilancio. L'ultima notizia, riguardante l'imposizione di ticket su forniture di ausili e sussidi che sono essenziali alla sopravvivenza delle persone con disabilità varie, ci lascia attoniti. La Legge 214/2011 (salva-Italia..) all'art. 5 colpisce duramente, inserendo un criterio di valutazione per le prestazioni assistenziali in base al reddito e non più solo per la disabilità stessa. La disabilità per lo Stato diventa produttrice di reddito: indennità di accompagnamento, assistenza domiciliare, riabilitazione neuromotoria, pensione di invalidità... Tutto fa brodo, nel nome di una manovra che distrugge definitivamente i più deboli. Ma uno Stato civile non può e non deve toccare un'assistenza già precaria, mettendo a rischio la sopravvivenza di una enorme fetta di popolazione italiana. La disabilità e la non autosufficienza incidono già pesantemente non solo sui singoli, ma anche sulle loro famiglie.
Egregie autorità dello Stato, invece di dare risalto a quanti siano i falsi invalidi, fomentando una caccia che travolge indistintamente anche quelli veri, domandatevi soprattutto quanti siano i cittadini disabili in Italia: in un censimento del 2010 risultavano circa due milioni e quattrocentomila famiglie coinvolte, l'81% delle quali risultavano essere famiglie "anziane".
A quali soggetti andiamo a togliere, Professor Monti? Forse è il caso di rivedere quell'articolo 5 e di andare a rimpinguare il bilancio dello Stato con altri redditi.
Non meravigliatevi delle proteste che nascono dal non sentirsi più rappresentati da governi senza governo. E quando i cittadini decidono di riconsegnare la loro Tessera Elettorale al Presidente della Repubblica è perchè non viene loro lasciata scelta, per dignità e coerenza.
A questo proposito segnalo l'iniziativa di Marina Cometto, che sta girando per il web appoggiata da altre famiglie: "Egregio Presidente, Le restituisco la Tessera Elettorale"
Ha ancora senso per voi, in questo contesto, il valore del "diritto di voto"?
E' anche un dovere, è vero, ma allora quali sono i doveri dello Stato? Non forse quelli di salvaguardare i suoi cittadini più deboli? E allora, se tanto mi da tanto, la protesta è coerente e intelligente.
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