31 marzo 2016

Esiste discriminazione all'interno della disabilità stessa?



Nell'ambiente delle persone che vivono la disabilità esiste di fatto un'atteggiamento discriminante. 
Una sorta di tallone d'Achille, qualcosa che toglie forza a una realtà che invece dovrebbe maturare sentimenti di condivisione e tolleranza, sempre. Invece si creano gruppi compatti e gerarchie. 
Tali gruppi, molto più eclatanti a livello virtuale ma che sono lo specchio della vita reale e perciò motivo di riflessione, sono quasi sempre mossi e capeggiati da una sorta di "leader", tipicamente un genitore/genitrice che vive l'esperienza della disabilità attraverso il proprio figlio e che, tipicamente, si espone in prima persona in alcune battaglie per i diritti delle persone con handicap. 
Le madri caregiver h24 (statisticamente maggiori dei padri),  lottano ogni giorno nel loro piccolo per far valere quei diritti calpestati.  
Altre vanno oltre, hanno più coraggio e tempo forse, si mobilitano e fanno arrivare la loro voce alle istituzioni, allargando il loro impegno.
Ma in quest'ultima categoria di mamme si possono distinguere due tipologie: una, seppur gratificata dai consensi del gruppo con cui condivide gli intenti, mantiene un basso profilo e una posizione modesta ed equilibrata. Informa, aggiorna, incita alla condivisione e all'azione, ma adotta una linea neutrale evitando commenti e giudizi che possano fomentare brutte discussioni. La sua energia è concentrata sul fine.
Dall'altra parte, invece, abbiamo un tipo di mamma-leader che assume un atteggiamento esaltato, guerrigliero, sempre pronto a provocare e che non smette mai di sottolineare le sue capacità nel portare avanti la comune lotta: si "nutre" del suo gruppo. Ora, la cosa più pesante e deleteria è che alcune di loro assumano costantemente un atteggiamento saccente e superiore nei confronti delle altre. La prima discriminazione che attuano è nella loro tendenza a coalizzarsi con situazioni simili, dove altre madri che hanno figli con lo stesso tipo di handicap diventano "seguaci" prive per lo più di facoltà di discernimento. Un parere, se non viene dalla stessa esperienza di handicap, non ha valore e a nulla servirà provare ad argomentarlo. La seconda discriminante è il grado di gravità: "Se mio figlio è più grave del tuo, ho più diritto io di te" - questo, a qualsiasi livello. La terza discriminante è la capacità reattiva dell'interlocutrice/ore: se è elevata al punto da tenere testa al gruppo, la malcapitata mamma che ha un figlio con handicap diverso dalla maggioranza e per di più con una gravità (stabilita da sedicenti "esperte") inferiore, si troverà letteralmente accerchiata e "disarmata": diplomaticamente nel migliore dei casi, se non addirittura aggredita da commenti vessatori e punitivi. Ho fatto riferimento alle madri perchè la loro presenza è più corposa e prepotente sui social.
E' una realtà antipatica e controproducente, non dovrebbero crearsi certe forme di pseudo potere in un contesto che anela alla diffusione di un atteggiamento inclusivo nella società.
Non dovrebbero mettersi a confronto gli stati di gravità dei propri figli o le diverse patologie, come se dessero un punteggio più elevato per avere parola nelle discussioni e, di riflesso, anche nei diritti. 
E' estremamente scorretto schierarsi con un gruppo ritenuto d'elite soltanto perchè composto da madri che si espongono maggiormente, che vanno in tv o magari hanno una propria associazione da promuovere. Così si usa la gente, né più né meno di quei politici che si denigrano.
E fa davvero amarezza constatare che se una mamma si pone in atteggiamento critico nei confronti di queste "mater-guru", le altre restino sistematicamente in silenzio pur assistendo a dei veri e propri atti di bullismo verbale.
Se è su queste basi che si reclama l'integrazione, non meravigliamoci dell'insensibilità della gente estranea a certe problematiche.


p.s.  Quanto sopra è stato scritto a fronte di esperienze dirette e testimonianze di altri genitori. E' una triste constatazione di atteggiamenti aggressivi e ripetuti che esulano dalla mera libertà di espressione e sconfinano nella maleducazione e mancanza di rispetto per il prossimo. Si spera possa essere utile a qualcuno per fare un'auto-esame critico e costruttivo. Buona vita a tutti

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