20 aprile 2017

Architetti in sedia a rotelle per abbattere le barriere

ph:C.Orecchini


Quante volte ci è successo di meravigliarci di fronte a degli ostacoli architettonici presenti negli spazi pubblici cittadini, anche di recente fattura? Lavori talmente assurdi da far esclamare: ma quale architetto potrà mai aver partorito tale illogica struttura? La risposta che viene spontanea è quella che la “competenza” professionale, a 360 gradi, pare essere sempre più un’utopia. 

Alla luce di ciò, trovo intelligente un progetto genovese, dove gli studenti laureandi del corso di architettura hanno partecipato a una “lezione” sul campo, per testare i problemi di accessibilità della città. E per avere un'idea realistica e concreta, lo hanno fatto attraversandola in sedia a rotelle, affrontando tutti gli ostacoli con cui le persone con disabilità motoria sono costrette a convivere. Soltanto sperimentando personalmente si possono inquadrare le tante barriere che ancora sussistono, e per un futuro architetto è davvero essenziale laddove si trovi a progettare, non solo edifici, ma anche le infrastrutture urbane.
Questo è sicuramente un caso in cui certi esperimenti hanno un senso che volge verso un fine concreto, al contrario di episodi in cui è stato fatto, nell’ambito anche di iniziative comunali, per “sensibilizzare” su cosa si provi muovendosi in sedia a rotelle, senza che ciò si traducesse in un qualche seguito costruttivo.

Personalmente auspico con forza che questo di Genova diventi un progetto su scala nazionale, e che tutti i futuri architetti sperimentino, non solo una tantum ma nel corso di un iter di insegnamento pratico sviluppato appositamente, quanto le barriere influiscano sulla qualità di vita di tantissimi esseri umani, e che si impegnino nel migliorare quella che è ormai un’emergenza. Questo si traduce con un'unica parola: COMPETENZA! Solo così si può sperare nella realizzazione di città a misura di tutti.

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