6 giugno 2017

Vaccini, coscienza collettiva e storie di vita


Il recente decreto legge che introduce l'obbligo di specifiche vaccinazioni per avere accesso a scuola ha scatenato l'inferno mediatico. Due fronti opposti: i favorevoli alle vaccinazioni obbligatorie, e quelli che reclamano il diritto di farne una scelta personale.

In realtà già da un decennio c'è chi combatte per scardinare la fiducia nell'utilità dei vaccini attraverso un proselitismo sfrenato, misto a terrorismo psicologico, che satura il web da molto prima che si alzasse la polemica sul decreto. Quest'ultimo, in fondo, non è diventato altro che uno strumento per rincarare la dose e attirare l'attenzione di coloro che finora non si erano sentiti coinvolti nella questione. La campagna antivax si basa su una contro-informazione massiccia che usa una tolleranza zero nei confronti di chi esprime parere diverso, avvalorato peraltro da una esperienza dolorosa conseguente a una mancata vaccinazione preventiva. Questo mi sembra un approccio estremista che non fa bene alla società e che strumentalizza le paure di tanti genitori.

Credo sia inconfutabile che la medicina debba attenersi soltanto alle evidenze scientifiche. Riguardo agli interessi delle aziende farmaceutiche, evidentemente ci sono come per qualsiasi altro business del globo, compreso quello dei farmaci omeopatici e cosiddetti "naturali". Vorrei anche invitare a riflettere sul fatto che "naturale" non è esattamente sinonimo di "sicuro". Tutto, anche una semplice erbetta di campo, può scatenare reazioni soggettive. Ma se la grande maggioranza dell'umanità ne trae beneficio, non può esserne privata a causa di un minimo range di reazioni avverse (seppur non dimenticando che si parla di esseri umani), ancor meno per quelle che non hanno ottenuto evidenze scientifiche. Su questo si basa non solo tutta la medicina ufficiale ma anche il nostro essere, prima ancora che singoli individui, una immensa collettività che deve necessariamente usare una "coscienza collettiva" in ambiti di questa portata. Sono d'accordo per uno screening scrupoloso prima della vaccinazione, ma d'altra parte, pare non si possano escludere imprevisti nemmeno attraverso una miriade di analisi. Quindi tutto torna alla valutazione del rischio/beneficio.

Inviterei anche alla lettura di qualche link:  

Ciò che i medici antivaccinisti non mostrano

La storia di Bebe Vi

Testimonianze di bambini non vaccinati

La strumentalizzazione di una malattia

Il vaccino causa l'autismo? Scrupoloso approfondimento

Le bufale degli antivaccinisti
  

Ora, dopo tali considerazioni personali, vi racconto la mia storia, quella di una mamma in attesa del secondogenito. Una gravidanza perfetta, mancavano un paio di mesi. Il primogenito all'epoca aveva sette anni, era in seconda elementare e ogni giorno lo accompagnavo e lo andavo a riprendere a scuola. Tutto perfetto, fino al giorno in cui inizia a stare male e a manifestare uno strano esantema che la pediatra non riusciva a diagnosticare con esattezza, così facemmo delle analisi e risultò essere morbillo. La cosa mi spaventò perchè da bambina non lo avevo contratto. Il mio medico disse che ormai ero stata accanto a mio figlio nel lungo periodo di incubazione, più o meno  nei 15-20 giorni precedenti, per cui ormai c'era ben poco da fare se non sperare che fossi, in qualche modo, stata immunizzata durante l'infanzia. Stiamo parlando di 20 anni fa, non c'era una sensibilizzazione verso queste cose, nè internet o social network alla portata di tutti come ora. E non c'erano vaccini obbligatori per queste malattie esantematiche. L'unica cosa che preoccupava durante una gravidanza era la rosolia.
Il morbillo mi colpì a metà del sesto mese di gestazione, in maniera violentissima. Non feci in tempo a organizzarmi per una ospedalizzazione, nel giro di una manciata di secondi passai dal nulla alle doglie espulsive, il bambino nacque troppo prematuro in condizioni di emergenza, e i suoi polmoni non erano pronti a respirare. Asfissia perinatale, oltre al pericolo che avesse contratto il morbillo da me. I medici mi dissero che in quel caso il bambino non sarebbe sopravvissuto. Iniziò un secondo calvario di 21 giorni, quelli dell'incubazione della malattia, dove io non potevo nemmeno vedere, o prendere in braccio mio figlio: lui era in terapia intensiva tra la vita e la morte al Bambin Gesù, e io ero chiusa nel reparto di malattie infettive di un altro ospedale con una broncopolmonite, complicanza del morbillo. Ho visto il mio bambino per la prima volta dopo due settimane dalla nascita. Mio figlio è vivo, grazie a un miracolo non si è ammalato (forse anche perchè il pericolo maggiore di contagio è la fase di incubazione), ma la grave prematurità dovuta al parto precipitoso causato dallo stress violento del morbillo lo ha costretto su una sedia a rotelle.
Questa storia avrebbe potuto avere un corso diverso, se io fossi stata vaccinata, o se avessi vaccinato il mio primogenito. E soprattutto, se il vaccino fosse stato obbligatorio allora, togliendomi una responsabilità che non potevo essere in grado di prendere autonomamente, e preservando la mia vita e quella di mio figlio. Anche io sono una sopravvissuta, non è stata una passeggiata uscire da una complicanza da morbillo, broncopolmonite, febbre a 41, linfonodi gonfi tanto da non riuscire a deglutire, tosse devastante... appena partorito. Il morbillo, oltre a ciò, ha massacrato il mio sistema immunitario, non sono più stata quella di prima.
Quindi io sì, mi sento vittima di una mancata vaccinazione. Così come i tanti bambini che sono morti o hanno avuto gravi danni a causa di malattie altamente contagiose e insidiose come il morbillo o la meningite. E i miei figli li ho vaccinati per tutto quel che è stato possibile, in ultimo contro la meningite C.

Pur a malincuore, ho sentito il bisogno di dover condividere la mia esperienza e il mio pensiero, sperando che serva anche solo a una riflessione in più, e a un approfondimento maggiore e più coscienzioso da parte di chi si avvicina a questi argomenti.
Non è una questione di diritti da rivendicare o di schieramenti politici... prestate più attenzione, poi decidete, soprattutto voi che non avete mai avuto una esperienza diretta e non siete stati toccati da vicino ma che simpatizzate "a pelle" per l'una o l'altra voce. Cercate informazioni in maniera corretta, approfondite per quanto possibile cercando confronti con evidenze scientifiche, usate una logica il più possibile scevra da pregiudizi o condizionamenti, prendete tutto il tempo necessario. Ma se dovete mettere un like facile o un commento del tipo "un tempo tutti avevamo il morbillo senza problemi, io l'ho preso da piccola e sto benissimo", beh allora vi prego, astenetevi... almeno, astenetevi.


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