
28 luglio 2011
Federazioni e Movimenti a tutela dei disabili: toc-toc, cosa state facendo?

27 luglio 2011
Stop ai falsi competenti, le proposte sull'handicap devono essere fatte da chi lo vive

18 luglio 2011
Storie di ordinaria discriminazione: scuola domiciliare, dopo il danno anche la beffa

Vi racconto una storia pesante, fatta di malattia e di disabilità. Una storia così assurda da poter sembrare incredibile a chi vive in una realtà lontana da queste cose. Purtroppo, all'ordine del giorno per chi invece conosce il significato della parola "disabilità".
Certi eventi appaiono ancor più terribili e ingiusti quando si accaniscono sui bambini.
Ma questo si può e si deve accettare, perchè fa parte della vita. Intelligentemente, col tempo, bisogna metabolizzare il dolore e rimboccarsi le maniche. Ed è questo che ha fatto Barbara, con tanto coraggio.
Ciò che invece non si può accettare, è l'abbandono delle istituzioni, l'incuria, i ritardi, il menefreghismo.
Barbara è una mamma abruzzese, territorio già tristemente segnato dal terremoto. Vive a Collecorvino con i suoi tre figli. Purtroppo al più piccolo, viene diagnosticato un grave tumore all'età di due mesi, una sentenza che comporterà per lui un calvario indicibile: lunghissimi periodi di ricovero in ospedale, cicli di chemioterapia a soli undici mesi, tracheotomia a tredici mesi e, come se non bastasse, una tetraparesi sopraggiunta per compressione midollare.
C. ha ora otto anni e grazie al cielo, alla sua famiglia e a quella parte di terapie che hanno funzionato, è vivo. E' bello, ha due occhi che esprimono tutta la sua voglia di vivere e di farcela. La sua vita è però scandita da controlli medici costanti e da attenzioni particolari, dovute all'indebolimento del suo sistema immunitario duramente provato. In sostanza, non può frequentare la scuola: un ambiente così ad alto rischio di contagio per malattie, sarebbe troppo pericoloso per lui.
E dopo il danno, qui comincia anche la beffa.
Esistono delle normative di riferimento che tutelano queste situazioni di emergenza, allo scopo di promuovere la piena integrazione e salvaguardare il diritto sacrosanto e Costituzionale all'istruzione di ogni individuo. Esistono, ma ancora una volta, sono solo sulla carta.
Dal 2005 il bambino è seguito in assistenza domiciliare integrata (A.D.I) da un'equipe della Asl territoriale; la mamma si è subito attivata per richiedere l'istruzione domiciliare.
Qui le prime lacune: la neuropsichiatra della Asl stila un diagnosi funzionale approssimativa, senza conoscerlo e senza effettuare alcun test cognitivo. I genitori presentano la domanda documentata alla scuola di appartenenza, ma l'iter si inceppa in più punti: la scuola non rispetta le scadenze per l'invio del progetto all'Usr... I fondi regionali non ci sono... la maestra di sostegno non è disponibile al servizio domiciliare.
Morale, C. salta il suo primo anno di scuola.
In prima elementare la situazione non migliora, Barbara confida in qualcosa di meglio, ma in realtà troppi sono i piedi che calpestano i diritti di suo figlio. In un solo anno scolastico, cambieranno addirittura cinque insegnanti, in barba al diritto di continuità sancito dalla Legge Quadro sull'Handicap 104/92. E nello stesso modo, non viene considerata l'importanza del rapporto 1:1 (un insegnante su un solo alunno) previsto nei casi gravi. Vi è forse il dubbio che il bimbo possa non rientrare nei casi gravi..? Sarà solo grazie alla buona volontà e alla solidarietà di pochi che il bambino inizierà a conoscere qualche briciola di quella vita che gli spetta: i compagni, gli zaini colmi di colori e di profumi nuovi, la condivisione, la conoscenza...
In seconda elementare la situazione è ancora barcollante, solo ai primi di ottobre arriva un'insegnante di sostegno che però fa parte di un altro organico e non riesce ad effettuare una programmazione con le altre insegnanti, tanto che viene proposto di spostare C. presso la scuola dove opera questa docente. E' una quarta classe, ma non hanno scelta. Si dovranno accontentare di tre misere ore di sostegno a settimana, che verranno successivamente integrate da altre sette dopo il progetto e nemmeno per tutto l'anno scolastico.
Così C. finisce la "sua" scuola ad aprile, due mesi prima degli altri bambini.
Da restare inebetiti. Quante inutili parole vengono scritte e quanto ci sembrano inefficaci queste leggi a tutela, nelle mani di persone incompetenti e maldisposte.
Chi ci tutela dagli errori degli incompenti? E dall'ignoranza?
Chi restituisce l'infanzia a questo bambino?
Mi chiedo se le scuole conoscano a sufficienza questa materia. Troppi sono gli errori di percorso.
Il progetto che dovrebbe tutelare i diritti di C. e degli altri bambini in analoghe situazioni, si chiama "Servizio di istruzione domiciliare" e si attua attraverso le linee guida del Miur.
La Legge a tutela di quelle che sono le basi per attuare la piena integrazione scolastica e non solo, dei soggetti con handicap è la 104/92. Tra gli altri riferimenti importanti, vi sono la Carta Europea dei diritti del bambino in ospedale e varie Circolari Ministeriali, così come sono importantissimi gli Accordi di programma tra i vari enti locali, nel progetto di vita del bambino disabile. Una nota a proposito è la recente C.M. 24/3/2011 - n. 24, dove il Miur comunica la ripartizione di euro 2.950.550 a sostegno e potenziamento di questo settore, per l'anno 2010/2011. Non sono pochi, considerando che tali risorse finanziarie non costituiscono le uniche fonti, in quanto possono concorrere alla realizzazione dei progetti di istruzione domiciliare, in ogni ambito territoriale regionale, anche altri soggetti istituzionali, quali Comuni, Province e Regioni...
Questa storia è una delle tante, segnate dalla mancanza di buon senso, solidarietà globale e professionalità.
Ora Barbara e il suo bimbo sperano che il prossimo anno scolastico si apra con buone nuove e che finalmente gli venga garantita una vita il più possibile adatta alla sua età e che lo liberi dall'emarginazione in cui è stato costretto finora.
Il D.S. della scuola di Collecorvino pare sia riuscito a preparare un progetto per C., dal titolo romanzesco e un pò vago "Una finestra sul mondo"...
A noi sarebbe bastato e piaciuto di più " Un cancello aperto a tutti". Quello della scuola.
Staremo a vedere con i prossimi aggiornamenti sulla vicenda.
15 luglio 2011
Rendere speciali le scuole normali

"La nostra Costituzione è basata su principi solidaristici: al fascista "me ne frego",
"Compito della scuola è aiutare ogni alunno della classe a sentirsi parte integrante di un gruppo. Le classi non possono essere delle piccole comunità in concorrenza tra loro: devono avvicinarsi l’una all’atra e sentirsi parte di una comunità più ampia... Di questa comunità dovrebbero sentirsi parte tutti, ciascuno con il proprio ruolo e con le proprie mansioni: come un’orchestra in cui ognuno, pur suonando uno strumento diverso, contribuisce alla buona riuscita dell’esecuzione del brano musicale. Il senso di appartenenza a una comunità può rompere, e di fatto rompe, ogni barriera".
"A scuola l’integrazione deve prevedere:
- un coinvolgimento di tutti gli insegnanti e di tutti gli operatori scolastici, evitando di delegare tutte le responsabilità all’insegnante di sostegno e usufruendo in modo collaborativi e integrato delle sue competenze specifiche;
- una filosofia dell’integrazione che diventi cultura e modo di essere nel quotidiano, un substratum per integrare tutte le diversità;
- una modalità di approccio che non sia centrata solo sugli obiettivi (i programmi), ma anche sulle relazioni (gli aspetti affettivi): in questo contesto si colloca in modo particolare il ruolo del personale non docente;
- Il passaggio da un modo chiuso di intendere la scuola, come istituzione volta prevalentemente a fare apprendere determinate materie, a uno aperto in cui tutto sia, in un certo senso, scuola;
- un approccio il più possibile individualizzato;
- un equilibrio e un senso della misura nel fornire quel sostegno necessario con intensità, frequenza e durata commisurate al bisogno di ciascun alunno (e non solo dell’allievo con disabilità);
- il potenziamento delle risorse residue o esistenti in ciascuno (da parte degli insegnanti e degli operatori che collaboreranno);
- la coerenza degli interventi da stabilire non solo in sede di Collegio dei docenti, ma anche in riunioni con i non docenti: lavoro in gruppo e lavoro di gruppo;
- il perseguimento dell’autonomia dei soggetti da educare.
Una progettualità di questo tipo non si improvvisa: rimane un punto di partenza, non di arrivo.
Un punto di arrivo è un obiettivo, non un sogno".
"Non è l’individuo a doversi adattare alla scuola – quasi che questa fosse una divinità e non una semplice istituzione finalizzata a promuovere la crescita individuale, ma è la scuola che deve adattarsi all’individuo".
"Lo slogan Prima riabilitare per poi inserire viene ribaltato: Inserire per riabilitare. Se a parlare si impara parlando e a scrivere scrivendo, a stare con gli altri si impara stando con gli altri. Il contatto con i normali, con modelli comportamentali positivi, produce miglioramenti di per sé.
Occorre dunque creare le condizioni affinché l’alunno disabile possa frequentare positivamente la stessa classe dei suoi coetanei".
"Quando gli insegnanti dell’ordine di scuola successivo si lamentano del fatto che gli alunni appena arrivati non hanno le basi per svolgere il programma della scuola in cui essi operano, invece di lamentarsi sul muro del pianto, dovrebbero inserire nel loro programma il raggiungimento di quegli obiettivi che l’istituzione scolastica di livello antecedente non è stata in grado di perseguire. Altrimenti è la scuola del programma, non della programmazione. In definitiva – i termini più tecnici - se i prerequisiti non ci sono, occorre perseguirli.
Per fare questo i prerequisiti devono diventare obiettivi".
"L’autonomia di cui godono oggi le scuole consente a esse di fare leva ancora di più su una politica di programmazione conforme allo spirito del PEI: programmare significa stabilire gli obiettivi dell’apprendimento e dello sviluppo personale, rapportare gli obiettivi alle capacità personali di tutti e di ciascuno, valutare che l’obiettivo sia effettivamente raggiunto e, se necessario, modificare quanto previsto in modo ancora più mirato".
"Lo slogan degli anni Settanta "Rendere speciali le scuole normali" conserva ancora una sua validità".
11 luglio 2011
La scuola degli orrori
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Non a caso l'immagine provocatoria scelta per questo post è la locandina di un film horror del 1987. La scuola dovrebbe essere un luogo meraviglioso, dove si entra per iniziare il proprio viaggio verso la vita. La scuola dovrebbe essere "accoglienza" nel senso più pieno del termine, due braccia pronte ad aprirsi verso quei piccoli individui indifesi, inconsapevoli e ancora tutti da formare. La scuola, culla della cultura e promotrice dei sani principi. La scuola, protettrice delle diversità. La scuola...
Nel migliore dei casi, vittime di incompetenza, di mancata assistenza.
Qui inizia ad essere necessaria, come prima qualità per poter accedere alla professione di docente, la "normalità". Questo genere di professioni richiedono l'esigenza di testare la salute mentale e psichica dei futuri insegnanti, prima di concedere l'abilitazione: certi comportamenti disumani non sono spiegabili se non con la patologia mentale preesistente. Oppure con una lucida crudeltà che esula dai normali esseri umani. E allora, che le scuole e gli istituti che ospitano bambini indifesi siano anche dotati di telecamere! Quale privacy si dovrebbe tutelare, quella dei mostri?
9 luglio 2011
Risarcimento ai genitori di alunni disabili, nel rispetto dei diritti dei più deboli

Utopia di piena estate: la sedia a rotelle con sedile e schienale anti-calura

La sedia a rotelle è per molte patologie, un elemento essenziale per poter vivere con un minimo di autonomia. Diventa una parte del corpo, una estensione. Considerandola tale, dovrebbe essere necessariamente adattabile alle diverse situazioni di vita: se normalmente una persona si sdraia per riposare la schiena, chi vive su una sedia a rotelle dovrebbe poterlo anche fare: mio figlio torna distrutto dopo sei ore di scuola dove non gli è possibile cambiare posizione e dove sarebbe un sollievo poter tirare giù lo schienale, ogni tanto... Dopo due ore è praticamente deconcentrato dallo stress della posizione fissa. Basterebbe dotarle di schienale reclinabile, per permettere di poter agevolmente sdraiare la schiena al bisogno.
E ancora, se una persona normalmente d'estate sente caldo e si "alleggerisce", anche la sedia a rotelle dovrebbe essere concepita per poter essere alleggerita, evitando così di surriscaldare le povere schiene e le povere terga di chi vi è costretto sopra. Invece no. Arriva l'estate e i familiari iniziano a combattere contro il caldo, ingegnandosi con i rimedi più svariati, dai teli di copertura alle scatole refrigeranti... Tutto questo non risolve il problema e i poveri malcapitati sono costretti all'ennesima sopportazione. Esistono sedie sofisticate a prezzi astronomici e inaccessibili, che nonostante tutto non credo abbiamo queste semplici opzioni. Chi progetta per i disabili, in realtà non prende in considerazione le necessità più importanti e i prodotti "basic", quelli prescrivibili per intenderci, sono ridotti all'osso, in quanto a tecnologia. Basterebbe dotare una sedia di ricambi estivi, per esempio, una seduta e uno schienale intercambiabili con la precisa funzione di non far annegare nel sudore queste persone. Basterebbe smettere di togliere risorse alla disabilità, per cominciare,
Questi sono solo degli esempi. Questi sono gli eroi silenziosi, combattenti nella trincea di una vita pianificata dalla società del menefreghismo, dell'opportunismo, della manipolazione. Eroi che si prendono sulle spalle le stangate di un governo che continua ad attingere dove non vi è più nulla, dove anche il poco ottenuto viene risucchiato nel vortice di interessi che a tutto guardano, fuorchè al popolo e ancor meno alle fasce più deboli.
(foto http://it.123rf.com/)
2 luglio 2011
Le balle della Gelmini e la disabilità. Ovvero quando la propaganda di regime diventa crudele
